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Foro Romano

Un viaggio tra i resti dei più importanti edifici romani

Scavata a più riprese tra il XIX e il XX secolo, l’area sotto piazza del Comune è uno dei luoghi più emblematici della Asisium romana.
Questo luogo conserva i resti di importanti edifici romani che connotavano il centro della città.
Varcato l’ingresso, dalla cripta della chiesa di San Nicolò, lo spazio è delimitato a sinistra da un grande muro in blocchi di travertino, di fronte al quale si sviluppa il lapidario.
La pavimentazione antistante il muro venne anche questa accuratamente eseguita con lastre di travertino: fu un’opera di grande rilievo e impegno, come ricordano i resti della lunga iscrizione monumentale in lettere di bronzo posta al centro della platea, di cui oggi si conservano solo i fori di fissaggio.
Lo sviluppo architettonico dell’area e la presenza del Tempio di Minerva che si erge sopra il muraglione, probabilmente dedicato ai Dioscuri (i gemelli Castore e Polluce) come il tetrastilo costruito al centro della platea, ha suggerito l’ipotesi più probabile che si tratti proprio del foro di Asisium, consacrato al culto dei Dioscuri.

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La Rocca Maggiore

Costruita sul punto più alto di Assisi la Rocca Maggiore si staglia sul colle Asio che sovrasta la città.

“Il Castello è uno splendido esempio di rovina, appollaiato sulla sommità del monte ai cui fianchi Assisi sembra aggrapparsi, mentre distende due braccia di pietra per chiudere la piccola città nel suo abbraccio”.
Costruita sul punto più alto di Assisi, già sede del primo nucleo insediativo di età protostorica, la Rocca Maggiore è raggiungibile da via Porta Perlici e si staglia sul colle Asio che sovrasta la città.
Le prime notizie storiche della fortezza risalgono al 1174 quando vi soggiornò l’arcivescovo di Magonza, che occupò Assisi per conto di Federico Barbarossa. 

Da quel momento, la rocca fu sede del potere feudale germanico fino a che Papa Innocenzo III cacciò il duca di Spoleto e con lui il piccolo Federico II di Svevia, che era stato battezzato ad Assisi nel 1197, all’età di tre anni. Nel 1198 la roccaforte fu distrutta da una sommossa popolare.
Riconquistata dallo Stato Pontificio, fu fatta riedificare dal cardinale Egidio Albornoz nel 1362.
Nei secoli a seguire, questo splendido fortilizio divenne il simbolo del potere delle fazioni che si contendevano la città, subendo vari interventi di ristrutturazione, come quello di Paolo III Farnese che, nel 1535, vi fece costruire il possente bastione circolare, su cui spicca, ancor oggi, lo stemma pontificio. Nel corso del Cinquecento l’imponente fortificazione perse la sua funzione difensiva e divenne residenza dei castellani deputati al controllo del territorio.
In seguito, fino all’Unità d’Italia, fu adibita a carcere, per divenire poi un semplice magazzino.
L’ingresso della Rocca, oggi completamente restaurata, si apre nei pressi del bastione cinquecentesco.
All’interno si trova un vasto cortile pavimentato a mattoni risalente al XIV secolo, su cui si aprivano le stanze di servizio.
Adiacente al cortile spicca il Maschio, già dimora del castellano, ripartito in cinque ambienti sovrapposti e uniti tra loro da una scala a chiocciola. Dalla sommità del Maschio si gode una straordinaria veduta della città e della vallata, da Perugia a Spoleto. L’occhio si perde in uno spazio sconfinato che si estende tra la dolcezza fertile della pianura e l’aspra gola del fiume Tescio, rivelando un panorama mozzafiato.

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La Pinacoteca

Una testimonianza dell’evoluzione politica, civile e religiosa della città

La collezione, nata a fine Ottocento con l’intento di preservare il patrimonio artistico cittadino, annovera dipinti datati tra il XIII e il XVI secolo per lo più provenienti da edifici pubblici, edicole viarie, porte urbiche, sedi di confraternite e ospedali cittadini.
Fra gli ambienti decorati del palazzo, si possono ammirare gli affreschi dello Studiolo adiacente al balconcino che ricordano la maniera del pittore neoclassico umbro Antonio Castelletti, nato a Paciano sul lago Trasimeno, che operò nel 1820 in alcuni restauri in Santa Maria degli Angeli.
All’interno della Pinacoteca sono raccolti alcuni oggetti di uso quotidiano che raccontano la vita ad Assisi in età antica: vasi, vetri e metalli, collocabili tra la Protostoria e la piena età romana. Eccezionali sono i frammenti di affreschi da sotto casa Rocchi, una domus scavata nel 1864 dalla Società Archeologica del Subasio e oggi nota solo dai disegni e da questi pochi lacerti di intonaco dipinto.
La Pinacoteca ospita inoltre un piccolo nucleo di reperti egizi donato alla Comunità dal religioso cortonese Guido Corbarelli, che dal 1888 ricoprì la carica di arcivescovo di Pelusio e delegato apostolico per l’Arabia e l’Egitto.

 

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